Mei!
oggetto: MEI - i nostri dubbi
Ne stavamo già parlando in questi giorni: si va al MEI quest’anno o no?
Il Meeting è, a livello personale per ciascuno di noi, una bellissima occasione per incontrare tutte le persone che vediamo o con cui entriamo in contatto durante l’anno. Ci si fa uno spritz allo stand della Srazz, si rivedono o si dà un volto ai polemici di Rockit, si mangia con i nostri ex compagni di merende fiorentini di Santeria, si osservano in modo curioso le strategie che qualche disperato mette in moto per cercare di autopromozionarsi. Ricordiamo nell’edizione di due anni fa dei biglietti distribuiti a raffica con su scritto “Nulla” o “Niente”. Non ricordiamo bene. Probabilmente era il lancio di qualche band o di qualche etichetta. Non se n’è fatto proprio niente.
Così, da questo punto di vista, non essere al MEI, per qualcuno di noi rappresenta una perdita, la mancata occasione per scambiarsi quattro chiacchiere e passare due giorni in compagnia e una serata per bere con la combriccola tirata su durante il giorno.
Il problema sorge quando si tenta di ragionare in termini di gruppo, che poi è, ahinoi, la nostra condizione.
Fummo premiati al MEI di due anni fa come gruppo che aveva affrontato il miglior tour del 2003. Durante la nostra esibizione live fummo tagliati piuttosto ferocemente. E oggi, mentre ci arrovellavamo per chiederci se andarci o meno, individualmente o no, ci giunge la notizia che siamo stati premiati come miglior tour del 2005.
Tra di noi c’è chi partecipò con la vecchia Beware! al secondo meeting mai tenuto. Tutta un’altra storia, un vero meeting indipendente. Poi, le cose crescono, la gioventù passa, ma i volti non cambiano mai. E si resta affezionati all’idea, ciechi volontari, per non voler vedere quello che gira intorno. Il MEI si riempie di persone che con la musica indipendente poco hanno a che fare. Il tuo stesso gruppo non è più proprio alle prime armi. Un sacco di personaggi che hanno attinto a piene mani dalla scena major pontificano la bellezza e la fierezza dell’essere indipendente senza dare ai novellini la possibilità di sbagliare nella vita, a volte serve. Scopri che i veri gruppi indipendenti esistono, ma sono come i “Niente”riportati sopra. E viene da chiederti: ma il MEI giova a questi nuovi gruppi o a queste nuove etichette?
A ben vedere, tutto il gotha della musica italiana sotto i riflettori durante l’anno viene premiato. Gli esclusi rimangono sempre gli esclusi. Ma nel tuo cervello fa capolino la tua immagine passata, la fatica, gli scontri verbali di quando in Beware! ci si dannava l’anima per avere un briciolo di visibilità.
Riconosciamo altamente il merito agli organizzatori di aver trasformato un piccolo mercatino rionale in una grande fiera, in un vero Salone della Musica e siamo persino fieri di essere stati nominati per la seconda volta come ‘miglior tour’, se affermassimo il contrario saremmo dei gran bugiardi. Ma non è più il MEI, Meeting delle Etichette Indipendenti, quelle vere, quelle che non si possono permettere la spesa per avere uno stand in un’occasione che dovrebbe invece esaltarne la presenza.
Le campagne stampa sono appiattite sui grossi nomi. Il “Niente” rimane “Niente” e poi magari sparirà.
Forse, qualcuno dirà, non spetta a noi il diritto di essere portavoce delle esigenze di gruppi che non hanno altri pulpiti. Infatti non vogliamo esserlo, ma siamo certi che, in questa situazione, pochi gruppi riuscirebbero a fare sentire le loro osservazioni.
I gruppi, a volte anche a causa della loro disinformazione e cecità rispetto alle dinamiche occulte della musica in Italia, vagano lasciando valanghe di materiale che, sì, verrà sicuramente ascoltato, ma non verrà mai prodotto. Le etichette pensano di perdere un’occasione se sono assenti, ma torneranno nelle loro case con qualche soldo in meno. Le persone ‘normali’ entrano pagando un biglietto che è più uno scoraggiamento all’ingresso che altro, attirate più dalla presenza di ‘grossi nomi’ che dalla conoscenza di nuove realtà musicali.
In tutto questo ci rendiamo conto di essere in una posizione delicata.
Siamo piuttosto convinti di quanto andiamo esponendo e non vorremmo sfruttare l’occasione della premiazione come momento ‘situazionistico’ per fare una piazzata ‘pubblicitaria’. Allo stesso momento crediamo che chiunque partecipi al MEI lo faccia in buonissima fede e ci facciamo portavoce di una nostra, unica, urgenza di comunicazione.
Ritiriamo il premio?
Non lo ritiriamo creando un ‘caso’?
Facciamo finta di ‘Niente’?
Che bello sarebbe passare due giorni a Faenza in compagnia di amici senza tutte queste menate per la testa. Non è forse anche questo un segno del fatto che anche il MEI si sia ingrossato a dismisura, come il gigante di alcune fiabe, mangiandosi la realtà circostante?
Forse, ci sentiamo di dire che il premio se lo merita qualcun altro, di più giovane, che possa trasformare il premio in energia da investire sul futuro, che noi ormai siamo troppo vecchi, vedi che ragionamenti facciamo?
Vorremmo che la nostra scelta di non ritirare il premio non generi polemiche anonime, fatte solo per il gusto di sfasciare, ma che costituisca un punto di partenza per una riflessione tra gli organizzatori e i cosiddetti ‘addetti ai lavori’, che aiuti a riportare il MEI un po’ più vicino a ciò che l’acronimo ha significato in passato e speriamo torni a significare in futuro: incontro tra le etichette indipendenti.
A disposizione per qualsiasi chiarimento.
stefano+gigi+elena+cristiano+rossano+tommaso = PERTURBAZIONE