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domenica, giugno 29, 2003

Quanto fa male lavorare al male che compare
a causa dei miei vuoti d'anima
Sento l'inutilità obbligata delle scuse solite:
il mio costume, la tua rabbia su di me

Come stavamo ieri... sarà cosi? domani?
Dimmi di si?

Quanto fa male ritornare al gelo dei sorrisi uccisi
dalle nostre lacrime
Quanto fa male devastare gli argini del nostro scorrere:
la terra è fradicia anche al sole oramai

Come stavamo ieri... sarà cosi domani?
Dimmi di si?


Come stavamo ieri - Marlene Kuntz

lunedì, giugno 23, 2003

Ci Siamo.
La due giorni del Crock sta per arrivare.
Mi raccomando, è d'obbligo presenziare.

CROCK - CREMONA ROCK FESTIVAL 2003
26-27 Giugno 2003
Parco al Po - Cremona
inizio live ore 18
ingresso: 8 euro una giornata - 12 euro abbonamento alle due giornate


Giovedì 26 giugno 2003 - inizio ore 18
Colya (vincitore di CANTIERE SONORO 2003)
Karnea (vincitore di CANTIERE SONORO 2003 - cat. indie)
Stiamo nel Cortile (vincitore di CANTIERE SONORO 2003)
Roy paci & Aretuska
Buju Banton



Venerdì 27 giugno 2003 - inizio ore 18
Jerrinez (vincitore di CANTIERE SONORO 2003)
Beaucoup Fish (vincitore di CANTIERE SONORO 2003)
The Candies
Lo-Fi Sucks!
Marlene Kuntz


Non potete mancare...

domenica, giugno 22, 2003

Se voglio che s'avveri il sogno
Che ho fatto da bambino
Mi devo stare vicino, fin troppo
Per imparare le cose non le devo disprezzare
Potrei finire male, o troppo normale
E se cerco di parlarti non ci sei mai
Non so come dirti che vorrei te al mio fianco

Ascolto volentieri da chi mi sa spiegare
Quello che poi uso per comunicare
Non voglio fare del male, vengo costretto
Ti può tradire anche l'amico migliore

E se voglio condannare la ragione
Devo cominciare da me
Rivelarmi in questa mia contraddizione:
Saper scegliere una fine e starla ad aspettare

Me - Morgan - 2003

martedì, giugno 17, 2003

uhm...??!!!??

dall' Unione Sarda:
"Alghero. Chitarra contro il pubblico: ragazza ferita
Rissa con i Subsonica: il tastierista finisce ko

Alghero Una testata, un naso rotto, una ragazza centrata in fronte dal manico della chitarra. E ancora provocazioni continue, molto nervosismo, parole grosse e disguidi tecnici di tutti i tipi. Non è il bilancio di una battaglia urbana, ma lo spiacevole episodio accaduto sabato notte nel corso del concerto dei Subsonica, allo stadio Mariotti. Le versioni sono tante e contrastanti. L’unica certezza sono i tre giorni di cure assegnati a una giovane fan del gruppo torinese: colpita in fronte da un pezzo della chitarra che Cmax (fondatore, ideologo, paroliere e da sabato provetto discobolo dei Subsonica) aveva appena frantumato sul palco. Il manico della Fender lanciato sulla folla.
«Era soltanto una ricordo per i nostri fan», avrebbe poi detto dispiaciuto il chitarrista torinese. Fatto sta che il sabato notte dei Subsonica e dei duemila adoranti spettatori è stato rovinato da molti altri episodi poco edificanti: compreso un parapiglia con il pubblico delle prime file. Più che una rissa una testata galeotta: data o ricevuta non è ben chiaro. Le versioni sono due e sono chiaramente ammorbidite o appesantite a seconda dal grado di idolatria nei confronti della band torinese. La prima: testata ricevuta.
Lo scenario è il solito: folla accalcata sulle transenne, volti tirati ed estasiati, attesa e adrenalina alle stelle. Poi gli inconvenienti tecnici. Salta la luce, il suono non è perfetto, il sound check inizia con molto ritardo. Infine a completare la sceneggiatura un gruppetto di giovani più agitati degli altri e meno propensi a sopportare i ritardi e le interruzioni del concerto. In questo clima esplosivo, nella versione numero uno, il tastierista dei Subsonica, Boosta, approfittando di una pausa si avvicina a bordo palco per parlare con il pubblico più scalmanato: in cambio avrebbe ricevuto una bella testata sul naso. Sembra senza danni. A quel punto si sarebbero scatenati gli altri componenti della band: Samuel (il cantante) viene fermato sul palco dai body guard, mentre Cmax si scarica sulla chitarra e poi la lancia sul pubblico. Nella seconda versione sarebbe stato Samuel a tirare la capocciata: a un giovane di quel fastidioso gruppo sotto il palco che rumoreggiava da ore, offendeva e soprattutto non lasciava suonare. In entrambe le versioni però ci sono delle cose in comune.
C’è stata una testata tra uno del pubblico ed un componente dei Subsonica e soprattutto il finale: numerosi bis all’insegna del no alla guerra e alla violenza. Prima ancora che dal palco partissero i pezzi della povera Fender e centrassero la fronte dell’ancora più disgraziata fan. Dal punto di vista giudiziario si può procedere solo su querela di parte. Chissà se la passione della ragazza per i Subsonica sarà sufficiente a Cmax per evitare una denuncia per lesioni colpose.

Maurizio Olandi "


dal diario di bordo dei Subsonica:
"abbiamo problemi con i server di posta. Vista la pressante richiesta di delucidazioni su come realmente si sono svolti i fatti, alloggiamo in questa sezione il d.d.b. relativo alla data di Alghero.
Sveglia e mare. Il Poetto è la spiaggia di Cagliari, a stento ci si ricorda di essere in un grande città sdraiati al sole in uno spazio così ampio. Purtroppo ci potremo godere il tanto sospirato mare solo per poche ore. Oggi attraverseremo la Sardegna in tutta la sua lunghezza in un viaggio di circa tre ore per raggiungere Alghero. Memorie sparse ce la ricordano come roccaforte catalana, con tanto di idioma ancora in uso, e altre memorie storiche meno suggestive riportano alla memoria il ritornello di Giuni Russo. Comunque la curiosità è molta e ci pregustiamo una bella serata tra concerto e post. Giunti sul luogo ci fanno sapere che a causa di vari ritardi non avremmo comunque potuto effettuare il sound check. Raggiungiamo l’albergo, che in realtà è una specie di semi villaggio turistico con tanto di animazione Aqua gymn e cantante confidenziale che snocciola il repertorio “spaghetti pollo insalatina una tazzina di caffè……e la chiamano estate quest’estate senza teeee”, all’ora di cena. Fuggiamo subito, anche perché Cristina Donà dovrebbe iniziare a momenti. E invece no, pare che ci siano problemi con il carico dell’impianto troppo elevato per il gruppo elettrogeno presente in loco. Aspettiamo una buona mezz’ora, alcuni tra il pubblico rumoreggiano, ma tutto sommato la maggior parte della gente chiacchiera tranquillamente. Un po’ di false partenze…”ok andate…no aspetta…vai vai pure…cazzo è saltato di nuovo tutto e finalmente introdotta dalla presentazione di Max, Cristina incomincia il suo set. Morbidissimo, una carezza sonora di venti minuti, da ascoltare ad occhi chiusi godendosi l’aria di un luogo di mare. Cristina viene salutata da improvvisi emozionanti applausi a metà dei brani ma contrappuntato dall’ululato di qualche imbecille in vena di protagonismo. Cristina scende, e iniziamo, anzi no, sì vai vai, no aspetta…dai dai vai. Parte il concerto, un po’ disorientato dai problemi tecnici ma dopo due brani è già assestato. La gente reagisce bene e si arriva al finale del primo set dopo un’ora. C’è qualcosa ce non va, inizialmente problemi tecnici ,se ne discute bruscamente dietro il palco , vola qualche brutta frase di provocazione tra di noi che mischiata all’adrenalina del concerto, alla stanchezza nervosa di una stagione live giunta quasi alla fine aumenta la tensione. Tra di noi, è questo il particolare da tenere presente per capire tutta una serie di eventi che da lì prenderanno una brutta, bruttissima piega. Si risale ed è subito chiaro che qualcosa non và. Proviamo a sorvolare e quasi il concerto dopo tre pezzi sembra ritornare sui binari, quando improvvisamente salta di nuovo la luce. A quel punto, Max che si allontana dai camerini per riprendere concentrazione e allontanare le incazzature si avvicina alle transenne. Un personaggio con barbetta e treccine, forse equivocando la pausa come voluta, forse infastidito da una frase che può aver inteso come troppo politica in quel preciso istante si sta sgolando in direzione del back stage urlando cose del tipo “merrrrrrde siete dele mmmmmmerdeeeeee, cogliooooni, mmmmmmerrrde capito???mmmerde!!!!!!!! “. La frase sbagliata, nel momento sbagliato, nel luogo sbagliato aggrappato alla transenna sbagliata in direzione della persona sbagliata. Il presidente gli mette un braccio intorno al collo e gli domanda sibilando “e secondo te perché io, ad esempio sarei una merda?” . Il tipo risponde che ce l’ha con il gruppo senza capire di avere di fronte il chitarrista e dice “perché mi fa schifo!!!”. “e se ti fa schifo perché non vai a farti una birra? “perché ho pagato ben dieci euro, ladri”. A quel punto Max dopo avergli sibilato un “allora aspettami qui coglione che ti vado a prendere dieci euro” parte in direzione dei camerini, dove incontrato Ivan, già con l’ascia di guerra dissotterrata (avendo già avuto modo di notare il gruppetto di contestatori per buona parte del concerto) e gli chiede dammi dieci euro, i buttafuori arrivano e bloccano Max con la banconota in mano pensando che voglia attizzare una rissa.
.C’è da dire una cosa, i Subsonica sono strani, è come se il legame emotivo del momento fosse inscindibile dalla resa del concerto. Non è uno “spettacolo” dove si esegue un repertorio. Il concerto è una roba dove si sprigiona un’intesa alchemica o dove altrimenti fa tutto schifo. Ed è quello che devono avere tutti in mente nel momento in cui si pensa di dover ricompattare l’energia sprecata per riuscire a ribaltare nuovamente l’atmosfera sul palco. E mentre questi pensieri scorrono il resto della band, già ritornata branco in procinto di risalire vede il chitarrista che tenta di sganciarsi dai buttafuori, il folkloristico personaggio ( che sarà poi identificato da qualcuno come un cantante di una band locale di belle speranze presto caduta in disgrazia) che gli inveisce contro “vieni quiiii coglioooone, meeeerde!!!” e Ivan che si sbraccia. Ci sono abbastanza elementi perché si scateni un parapiglia di dimensioni colossali e assolutamente grottesche. A turno tutti si sganciano gli ear monitor che rimangono nelle mani del Ninja, istintivamente relegato al ruolo di magazziniere mentre gli altri partono per il fronte transenna. Bosta acchiappa il traccino e amici per “discutere” , Samuel manco il tempo di capire che già ha scavalcato a peso morto roteando gambe e braccia, Vicio solitamente più cauto va a difendere gli amici e si azzuffa con i buttafuori. Max scrollando la testa è già sul palco più incazzato che mai per l’epilogo assurdo. Morale “Perfezione” ripresa da metà, “Liberi Tutti” in cui come se non si spacca pure una corda della chitarra , sostituita al volo dalla Fender back-up che però è scordata e la suddetta diventa l’agnello sacrificale da immolare sull’avello. Gli altri scendono ancora più costernati e Max decide di lanciare simbolicamente il manico al pubblico. Gesto che alcuni interpreteranno come di disprezzo, altri come di violenza ma che nelle intenzioni è tutt’altro.
Qui succede assai di peggio, il pubblico abbagliato dai controluce non vede assolutamente partire il pezzo di manico che finisce sulla fronte di una ragazza che cade in terra per la botta ma soprattutto per lo spavento. L’idea sarebbe i riprendere comunque e di suonare i tre brani che ancora mancano. Ma non c’è più tempo e soprattutto viene data la notizia sul palco che il lancio del manico ha fatto male a qualcuno. Chiudiamo con “Sole Silenzioso” e scandiamo immediatamente per vedere cosa è successo.
Max finirà per recarsi da solo al pronto soccorso per vedere che cosa è successo a Francesca, la ragazza in questione, e cosa ancora più assurda per strada incontrerà il gruppo di provocatori. E qui succede un fatto surreale. Il ragazzo con le tracce, che si ritrova di fronte nuovamente il chitarrista, sempre pronto a risarcire il biglietto esternerà “….comunque ripensandoci io vi ammiro…davvero!”. I soldi vengono comunque tirati fuori e il gruppo decide che dovranno essere utilizzati per una bevuto al locale “San Miguel” in cui viene invitato anche il chitarrista stesso.
Max arriva da solo al pronto soccorso affrontando amici e familiari della ragazza con la quale aveva già parlato sulla barella dietro il palco, spiegandole la assoluta mancanza di volontà di fare male a chiunque e contemporaneamente contemplando nel bozzo sulla fronte, il frutto della cazzata fatta. Il tutto si risolve con un bernoccolo e nel racconto di lei appare evidente quello che doveva essere evidente da subito. I Kilowatt abbaglianti dell’impianto luce sparati per lo più in fronte alla gente rendono assai pericoloso il lancio di qualsiasi cosa, più di quanto non si possa prevedere. Un’ingenuità pesante.
Insieme a Francesca e ai suoi amici, e ad Efisio una vecchia conoscenza, Max passerà il resto della serata. Serata che avrebbe dovuto essere completamente diversa per tutti quanti, in considerazione della bella risposta che la gente stava dando al concerto, dei chilometri fatti da un sacco di ragazzi che si sono mossi dal centro dell’isola. Tutto da rifare quindi in zona.
Il giorno successivo, in giro per la città si sentiranno i commenti più disparati “ miiii…mia sorella è andata al concerto ieri sera e mi ha detto che prima il gruppo si è accoltellato in una rissa e poi uno ha spaccato la chitarra in testa ad una ragazza!” “no, ma và, ma dai”. Il servizio peggiore lo riserverà ai suoi lettori il giornalista dell’Unione Sarda. Evidentemente inviato per la cronaca dl concerto non riesce a non cedere alla tentazione di un sensazionalismo alquanto disonorevole (un grande classico delle cronache locali in estate ). “CHITARRA CONTRO IL PUBBLICO; RISSA CON I SUBSONICA; IL TASTIERISTA FINISCE K:O:” Una ricostruzione piuttosto cubista che fornisce anche uno sviluppo dei fatti decisamente arbitrario. Non una parola su Cristina Donà, non una sul concerto (che comunque per un’ora e passa si è svolto in piena regola), una fantomatica testata che Boosta avrebbe ricevuto vo inferto non si capisce, una prognosi di tre giorni, per una ipotetica testa rotta, e mille solite colorite divagazioni a squallide che purtroppo in questi casi non differenziano un quotidiano da un ‘altro. Ma un giornalista da un altro sì.
Alghero, al momento è etichettata nella casella dei rimorsi, per il concerto che avrebbe dovuto essere e per colpa nostra non è stato. Per le incomprensioni che nascono da fati come questi, che si svolgono nell’arco di pochi minuti e che pur essendo presente sul luogo la gente tende giustamente a comprendere solo per sentito dire. Per l’accoglienza che è stata comunque riservata a chi di noi è rimasto. Al San Miguel, nei saluti per la strada o sotto il sole di Alghero dove prima o poi torneremo a dimenticare questa brutta serata."

bè chiaro...
uhm??!!??

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