One Love, Mr.Banton!
[copio e schifato incollo]
L'uomo, buoni 40 anni, piccolo di statura e assai timido, si chiama Brian. Un nome inventato per celare la sua vera identita perche sta rischiando la vita ed è sotto un programma di protezione.
Brian viveva in una casa a Stony Hill, Kingston, e la mattina del 24 giugno era in casa con un amico, gay come lui , e 4 lavoranti della sua piccola azienda di giardinaggio.
Aspettavano l'arrivo del camion che li portasse al lavoro
Alle dieci di mattina 13 persone, tutte rastafarian, si presentavano sulla veranda,chiusa con la griglia ed il lucchetto.Gridavano"Battyman come out of your yard ,we are going to kill you today"
Venivano dallo yard di Buju Banton e Buju era con loro. Hanno afferrato un lavorante e lo hanno costretto contro l'inferriata dove gli hanno puntato una pistola alla testa. Se gli occupanti della casa non avessere aperto gli avrebbero sparato. Aperta la porta della veranda, sono cominciate le botte. I sei uomini sono stati messi faccia al muro, insultati e picchiati selvaggiamente Brian è caduto e Buju lo ha preso a calci sull testa e in faccia. "We don't want any battyboys in our area". Ai piedi aveva un paio di scarponi. Qualcuno tra i vicini ha chiamato la polizia e i rasta hanno preferito scomparire. La polizia ha steso un verbale e se ne è andata promettendo che avrebbe arrestato gli aggressori.
Appena usciti i poliziotti otto o nove degli aggressori sono tornati indietro e hanno dato una seconda scarica di botte ai sei, ormai incapaci di difendersi dicendo che li punivano per aver chiamto la polizia e aver fatto il nome di Buju Banton. Nuovo arrivo della camionetta dei militari e nuova denuncia.
Appena usciti, terza aggressione e attacco ai mobili della casa che sono stati sfasciati e portati fuori pronti per essere rubati. Ma la polizia, ormai sull'allerta si è affacciata nel cortile e ha trovato alcuni degli aggressori che hanno sostenuto che i mobili erano in giardino perchè i sei volevano pulire casa. Hanno raccolto una ulteriore denuncia e sono andati a prendere Buju Banton che è risultato introvabile.
Brian è stato portato in ospedale dove gli sono state riscontrate due fratture e un grave ematoma all'occhio sinistro. Dopo tale episodio Brian ha trovato assitenza nei locali del J-Flag, l'associazione degli omosessuali giamaicani, che lo hanno ospitato per due settimane e poi ha camibato casa. La polizia lo ha contattato e gli ha chiesto informalmente di ritirare al denuncia contro Buju per non rovinargli la carriera. Nel frattempo Banton si trovava in Grecia per uno show alle Olimpiadi. Ai primi di settembre Brian non aveva ancora recuperato la vista ed è stato nuovamente ricoverato in ospedale dove ha trascorso quasi due mesi ed è stato sottoposto a tre operazioni che non hanno avuto alcun esito. Il suo occhio sinistro è cieco e sfigurato.
Brian non è in condizioni di lavorare e ha speso S180.000 (ossia US3.000) per curarsi visto che in Giamaica la mutua non esiste.Vive nascosto nel terrore di essere rintracciato e ha subito numerose minacce Un intermediario offre un rimborso da parte di Buju a patto che ritiri la denuncia.
Oggi la sua difesa è stata assunta da Nancy Anderson, avvocato capo dell'Indipendent Council of Human Rights, visto che il processo è gia' stato rinviato tre volte. Brian viene scortato al processo perchè portebbe essere ucciso, non puo' dare il suo numero di telefono a nessuno nè vedere un amico o un parente.
Le forze delll'ordine che hanno un mandato di arresto per Banton, sostengono di non riuscire a trovarlo; Banton si è esibito al Rebel Salute.
Mercoledi Brian verra con me dal piu' bravo oftalmologo che siamo riusciti a trovare per vedere se c'è una qualche speranza per il suo occhio I soldi per aiutare Brian provengono dalla raccolta fondi di SOS Jamaica e di Amnesty International. Brian sara' anche aiutato ad andarsene dalla Giamaica appena finito il processo ma per lui questo è un enorme dolore perchè non ha mai lasciato l'isola e non desidera farlo. Pero' noi non siamo in grado di garantirgli sicurezza nè a Kingston nè altrove.
Non voglio commentare in nessun modo questa storia
One love, nonostante tutto
Maria Carla
(per Amnesty International - Giamaica)