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domenica, ottobre 27, 2002

"Un paio di giorni fa è a Torino è tragicamente mancato un ragazzo. Il suo nome è Alessandro. Questo ragazzo oltre a fare tutta una bellissima serie di cose che i ragazzi a 17anni fanno, ascoltava la nostra musica. Questo è il motivo per cui la sua famiglia ha domandato se era possibile per noi partecipare al funerale. Questa mattina.
Questa mattina Vicio, Max e Boosta dopo una manciata di ore di sonno si sono recati nel campo di calcio vicino all'ospedale Giovanni Bosco. Di sicuro una destinazione strana per una circostanza del genere. Ma è stato bello ben presto capire il perché di quella scelta. La famiglia ed in particolare il padre di Alessandro ha ritenuto bello e doveroso, per quanto fuori da ogni schema e per quanto la scelta sia stata ostacolata da più parti, circondare il ragazzo delle cose a lui più care. Un campo da calcio con tanto di palloni, la squadra in cui giocava con tute e magliette, un complesso di suoi amici che per salutarlo ha suonato non senza commozione alcune delle canzoni che immaginiamo dovessero essere tra le sue preferite, i ragazzi della sua scuola a fare da cerchio. Alcuni che hanno voluto leggere pensieri per lui. Chi trattenendo l'emozione chi facendosi trascinare da lacrime sincere. Tutto intorno alcune macchine 2 Cavalli, perché Alessandro era patito di motori e montava e smontava parti meccaniche di automobili. Queste sono le cose che abbiamo appreso seguendo una strana funzione nella quale gli unici ad apparire estraniati erano i due preti officianti. Un altare all'altezza dell'area del portiere ed un radiomicrofono con tanto di sfarfallamento di trasmissione. Il radiomicrofono collegato allo stesso impianto con il quale il complesso ha suonato "I wish you were here", mentre tutto sembrava surreale, come visto al rallentatore, come se qualcuno potesse davvero vedere per un saluto dall'alto i propri amici, le proprie cose care e stringerle a sé prima di partire. Era impossibile non pensare che potesse essere così.
Noi abbiamo perso un amico molto caro recentemente.
Del giorno del suo funerale ci rimane il ricordo di un pastore che durante l'omelia chiede scusa perché tra una preghiera ed alcune frasi di circostanza si era dimenticato di spegnere il telefonino. Il nostro amico non lo aveva mai conosciuto. Il nostro amico in quella chiesa non aveva mai messo piede.
Questa mattina abbiamo imparato qualche cosa dalla famiglia di questo ragazzo e pur senza conoscerlo ci siamo ritrovati a sapere qualche cosa di quel suo mondo così ben esposto che provando a trattenere il dolore cercava di sorridergli per un ultima volta."

dal diario di bordo dei Subsonica. 24-10-2002